Secondo il Manuale Merck (il più venduto tra i manuali di medicina al Mondo e, ironicamente, della stessa azienda che produce il Fosamax, un farmaco per l’osteoporosi), “ l’osteoporosi è una condizione in cui una riduzione della densità indebolisce l’osso, che diventa più facilmente soggetto alle fratture (rottura) ” [1].

Vediamo quelle che secondo me sono le inesattezze di questa definizione:

1) Non cita le cause ed è puramente descrittiva

In effetti, fino al 1994, per venire diagnosticata, l’osteoporosi doveva causare fratture ossee al minimo trauma. Da allora, i criteri di diagnosi e trattamento sono cambiati. Conseguenze? Molte, in quanto l’osteoporosi diviene da malattia della frattura facile a malattia del rischio di frattura [2]. Un anno dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità cambiò la definizione e le linee guida per l’osteoporosi, divenne disponibile il Fosamax, il primo bifosfonato ad apparire sul mercato. Il Fosamax scalò velocemente le classifiche di vendita in tutto il mondo, provocando la riduzione dell’utilizzo medico della “terapia ormonale sostitutiva” (TOS), giustamente ritenuta troppo pericolosa in relazione ai devastanti effetti collaterali che produce (infarto, cancro al seno, ictus, tra gli altri).

2) Pone parametri arbitrari per identificare la perdita di massa ossea

La riduzione della densità ossea è determinata paragonando la densità ossea (MOC) delle pazienti analizzate con una media standardizzata della densità ossea di donne sane all’età di 25-30 anni (T-score). Un paragone di questo tipo non è molto onesto, in quanto è naturalmente ovvio che a 65/70 anni una donna non possa avere la densità ossea di una trentenne, come è giusto immaginare, ma nemmeno a 52 anni, età in cui la donna, medialmente, entra nella fase fisiologica del suo ciclo ormonale noto come menopausa. Ecco perché le nuove linee guida rendono praticamente impossibile essere definita normale per una donna di media età, mentre (quasi) sempre lo sarebbe se la densità delle sue ossa venisse paragonata a quelle di una donna di pari età. In realtà il parametro corretto esiste (Z-score) ma non viene per nulla considerato da specialisti e Medici di base. E addirittura in molti referti sparisce del tutto lasciando il solo valore del T-Score, giusto per evitare sospetti di normalità. Quindi si crea dal nulla una paziente malata che malata non è, essendo le sue ossa normali, cioè fisiologicamente meno dense, in relazione all’età, di quando la stessa persona era nel pieno della propria vita riproduttiva. E via col farmaco.

3) Enfatizza troppo la densità ossea

Finora resta l’unico parametro misurabile dell’osso ed è probabilmente il motivo per cui la descrizione di osteoporosi prende in considerazione solo quello.

La buona notizia è che per valutare la salute dell’osso ci sono altri parametri da considerare, quali ad esempio la sua duttilità, vale a dire la sua dinamicità e capacità di “lavorare” in base agli stimoli che localmente riceve, e la sua capacità di rinnovarsi.

In un articolo pubblicato su una rivista di Osteoporosi intitolato “ Il ruolo del Collagene nella salute dell’osso ” S. Viguet-Carrin e il suo team ci dicono che:

“ La salute dell’osso dipende non solo dalla quantità di tessuto osseo, ma anche dalla qualità che è caratterizzata dalla geometria dell’osso, dalla microarchitettura delle trabecole ossee, dal rimaneggiamento e dal collagene ” [3]. Valutare solo la densità ossea significa quindi ancora una volta non riuscire ad andare al di là della mera fotografia dell’osso che poco o nulla dice delle capacità vitali dell’organo. Senza considerare il fatto che la diminuzione della densità ossea sembra indicare una forte protezione sul rischio di cancro al seno [4]. Molti studi evincono, infine, che l’incremento della densità ossea aumenta la densità mammaria alla mammografia [5] e addirittura il rischio di cancro al seno [6].

4) Definisce l’osso come tessuto morto

Dalla riflessione precedente risulta che la definizione ufficiale di osteoporosi descrive l’osso come una struttura statica, indicando che quando c’è deterioramento che porta alla fragilità, non ci sia niente che si possa fare per evitarlo, a meno che non si assumano i farmaci naturalmente.

Ciò detto, è il caso di valutare una nuova e più corretta definizione di osteoporosi. Vi rimandiamo alla parte numero 2. Buona lettura.

Riferimenti

[1] https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/patologie-ossee,-articolari-e-muscolari/osteoporosi/osteoporos….

[2] Goddard, David & Kleerekoper, Michael. (1998). The epidemiology of osteoporosis. Practical implications for patient care. Postgraduate medicine. 104. 54-6, 65, 69. 10.3810/pgm.1998.10.441.

[3] Viguet-Carrin S, Garnero P, Delmas PD. The role of collagen in bone strength. Osteoporos Int. 2006;17(3):319-36. Epub 2005 Dec 9. Review. PubMed PMID: 16341622.

[4] Ganry O, Tramier B, Fardellone P, Raverdy N, Dubreuil A. High bone-mass density as a marker for breast cancer in post-menopausal women. Breast. 2001 Aug;10(4):313-7.

[5] Crandall CJ, Zheng Y, Karlamangla A, Sternfeld B, Habel LA, Oestreicher N, Johnston J, Cauley JA, Greendale GA. The association between mammographic breast density and bone mineral density in the study of women’s health across the nation. Ann Epidemiol. 2007 Aug;17(8):575-83.

[6] Zambetti A, Tartter PI. Bone mineral density is a prognostic factor for postmenopausal caucasian women with breast cancer. Breast J. 2013.

 

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